“Perché Psyché?” è una tra le prime domande che ‘ritorna’ tenendo tra le mani la nuova edizione del secondo volume della nota e importante raccolta di scritti di Jacques Derrida, Psyché. Inventions de l’autre (1987, 2003) che Jaca Book ha ripubblicato recentemente (è appena uscito anche il primo volume). Offre motivo di intrigo il fatto che, al di là di rimandi sporadici, il concetto trovi rilievo tematico, cioè motivo effettivo di trattazione, solo nel primo saggio che apre la raccolta e nell’ultimo che la chiude. Forse non casualmente, dato Derrida… Ma forse ‘fatto di significato’ per quel gioco vivo e mobile, nel movimento di riflessione e relazione (proiettiva), che un testo decostruzionista impone al suo lettore. ‘Un testo’? Non siamo, certo, di fronte a un’opera di Derrida: il volume, anzi i volumi (o, pure meglio, i tomi), come spiega lo stesso filosofo nel breve Avant-propos (al primo di essi), raccolgono «scritti che hanno accompagnato, in qualche modo, le opere» da egli pubblicate tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta del secolo scorso. Sono testi dalla forte varianza tematica e di genere (saggistico, epistolare, convegnistico...), e hanno costellato e concorso in modo diverso a sostanziare la ricerca del Nostro...

Perché Psyché?

Busacchi Vinicio
Conceptualization
2021-01-01

Abstract

“Perché Psyché?” è una tra le prime domande che ‘ritorna’ tenendo tra le mani la nuova edizione del secondo volume della nota e importante raccolta di scritti di Jacques Derrida, Psyché. Inventions de l’autre (1987, 2003) che Jaca Book ha ripubblicato recentemente (è appena uscito anche il primo volume). Offre motivo di intrigo il fatto che, al di là di rimandi sporadici, il concetto trovi rilievo tematico, cioè motivo effettivo di trattazione, solo nel primo saggio che apre la raccolta e nell’ultimo che la chiude. Forse non casualmente, dato Derrida… Ma forse ‘fatto di significato’ per quel gioco vivo e mobile, nel movimento di riflessione e relazione (proiettiva), che un testo decostruzionista impone al suo lettore. ‘Un testo’? Non siamo, certo, di fronte a un’opera di Derrida: il volume, anzi i volumi (o, pure meglio, i tomi), come spiega lo stesso filosofo nel breve Avant-propos (al primo di essi), raccolgono «scritti che hanno accompagnato, in qualche modo, le opere» da egli pubblicate tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta del secolo scorso. Sono testi dalla forte varianza tematica e di genere (saggistico, epistolare, convegnistico...), e hanno costellato e concorso in modo diverso a sostanziare la ricerca del Nostro...
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