Nello stato di emergenza causato dalla diffusione pandemica del Coronavirus ha assunto nuovo vigore il dibattito sul principio di precauzione. Si tratta, com'è ben noto, di un principio ontologicamente instabile sul quale si contrappongono concezioni opposte, da quella minimale a quella fondata sul rischio zero. L'esigenza di approccio precauzionale equilibrato è dunque particolarmente avvertita nell'attuale contesto storico, segnato dai rigori che la scienza ha imposto al diritto e ai diritti. Lo scritto si interroga anzitutto sulla proporzionalità dei provvedimenti precauzionali emergenziali, partendo da un'analisi delle prime pronunce dei giudici amministrativi. Nello sviluppo del discorso si rileva che la paura è stata dirimente nella formazione delle decisioni anti-contagio, non si è però trattato di un impulso irrazionale ma, al contrario, di una “paura jonasiana” dal valore euristico che ha prodotto decisioni razionali e bilanciate. Nei contesti di forte incertezza scientifica la paura è ad avviso dell'A. uno dei nuovi doveri che vincolano l'amministrazione limitandone la discrezionalità. Parimenti doverosa sarebbe stata una comunicazione trasparente che, si osserva conclusivamente, rappresenta invece il punto debole delle recenti politiche emergenziali. Nel contrasto al Coronavirus, la chiarezza e la comprensibilità delle decisioni pubbliche è un dovere ed al contempo una “strategia” vincente per stimolare quei comportamenti virtuosi che serviranno, nel lungo periodo, ad evitare le nuove ondate del contagio.

Precauzione, paura e proporzione nelle decisioni della pandemia

Puddu, Stefania
2021-01-01

Abstract

Nello stato di emergenza causato dalla diffusione pandemica del Coronavirus ha assunto nuovo vigore il dibattito sul principio di precauzione. Si tratta, com'è ben noto, di un principio ontologicamente instabile sul quale si contrappongono concezioni opposte, da quella minimale a quella fondata sul rischio zero. L'esigenza di approccio precauzionale equilibrato è dunque particolarmente avvertita nell'attuale contesto storico, segnato dai rigori che la scienza ha imposto al diritto e ai diritti. Lo scritto si interroga anzitutto sulla proporzionalità dei provvedimenti precauzionali emergenziali, partendo da un'analisi delle prime pronunce dei giudici amministrativi. Nello sviluppo del discorso si rileva che la paura è stata dirimente nella formazione delle decisioni anti-contagio, non si è però trattato di un impulso irrazionale ma, al contrario, di una “paura jonasiana” dal valore euristico che ha prodotto decisioni razionali e bilanciate. Nei contesti di forte incertezza scientifica la paura è ad avviso dell'A. uno dei nuovi doveri che vincolano l'amministrazione limitandone la discrezionalità. Parimenti doverosa sarebbe stata una comunicazione trasparente che, si osserva conclusivamente, rappresenta invece il punto debole delle recenti politiche emergenziali. Nel contrasto al Coronavirus, la chiarezza e la comprensibilità delle decisioni pubbliche è un dovere ed al contempo una “strategia” vincente per stimolare quei comportamenti virtuosi che serviranno, nel lungo periodo, ad evitare le nuove ondate del contagio.
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