Il non finito e, più in generale, tutte le opere incompiute, pubbliche e private, rappresenta una significativa componente del costruito esistente nel territorio nazionale, in particolare in diverse realtà del sud Italia. Questa sua valenza in termini quantitativi, quasi mai qualitativi, ha fatto maturare la credenza secondo cui il così detto “non finto” potesse considerarsi una vera e propria categoria architettonica testimonianza del nostro tempo. Tuttavia, le difficoltà nel perseguire tale strada sono chiaramente manifeste nelle conseguenze negative in termini culturali, ambientali, economici e sociali generabili dalla realizzazione di tali manufatti e dal consolidarsi di questo modus operandi. La Regione Sardegna (Italia) è fortemente interessata dal fenomeno delle incompiute e, in particolare, da quello del non finito, che investe le periferie dei centri urbani, le espansioni più recenti, ma anche le aree contermini ai centri storici e, alle volte, persino aree ricadenti all’interno di nuclei antichi, mostrando quello strappo violento creatosi dal progressivo abbandono dei materiali e delle tecniche costruttive tradizionali in favore di quelli più recenti e, molto spesso, incongrui con le caratteristiche del contesto. Tuttavia, la condizione di emergenza di cui oggi prendiamo atto fu denunciata e indagata già nel secolo scorso dai massimi esponenti della cultura sarda, le cui riflessioni fotografano una situazione ancora attuale e appaiono estremamente di valore per promuovere una ripartenza fondata sulla consapevolezza del legame indivisibile tra uomo e territorio. Dopo aver analizzato alcuni progetti considerati precursori di un approccio tendente a rafforzare i legami collettivi invisibili, la conoscenza e coscienza del paesaggio e l’esercizio consapevole dell’azione collettiva nella costruzione dello spazio di vita delle comunità, il contributo analizza alcune politiche urbane fortemente orientare a sconfiggere il fenomeno del non finito sardo attraverso incentivi economici per i proprietari delle costruzioni, sino a illustrare le opportunità offerte dai più recenti provvedimenti nazionali in materia di miglioramento del patrimonio edilizio esistente, secondo una approccio critico e propositivo, tendente a diffondere i principi della qualità architettonica e urbana nei centri della Sardegna e non solo.

Il valore della qualità architettonica e urbana nel restauro: il fenomeno del non finito sardo e le buone pratiche per una ripartenza

Mara Ladu
Primo
;
2021-01-01

Abstract

Il non finito e, più in generale, tutte le opere incompiute, pubbliche e private, rappresenta una significativa componente del costruito esistente nel territorio nazionale, in particolare in diverse realtà del sud Italia. Questa sua valenza in termini quantitativi, quasi mai qualitativi, ha fatto maturare la credenza secondo cui il così detto “non finto” potesse considerarsi una vera e propria categoria architettonica testimonianza del nostro tempo. Tuttavia, le difficoltà nel perseguire tale strada sono chiaramente manifeste nelle conseguenze negative in termini culturali, ambientali, economici e sociali generabili dalla realizzazione di tali manufatti e dal consolidarsi di questo modus operandi. La Regione Sardegna (Italia) è fortemente interessata dal fenomeno delle incompiute e, in particolare, da quello del non finito, che investe le periferie dei centri urbani, le espansioni più recenti, ma anche le aree contermini ai centri storici e, alle volte, persino aree ricadenti all’interno di nuclei antichi, mostrando quello strappo violento creatosi dal progressivo abbandono dei materiali e delle tecniche costruttive tradizionali in favore di quelli più recenti e, molto spesso, incongrui con le caratteristiche del contesto. Tuttavia, la condizione di emergenza di cui oggi prendiamo atto fu denunciata e indagata già nel secolo scorso dai massimi esponenti della cultura sarda, le cui riflessioni fotografano una situazione ancora attuale e appaiono estremamente di valore per promuovere una ripartenza fondata sulla consapevolezza del legame indivisibile tra uomo e territorio. Dopo aver analizzato alcuni progetti considerati precursori di un approccio tendente a rafforzare i legami collettivi invisibili, la conoscenza e coscienza del paesaggio e l’esercizio consapevole dell’azione collettiva nella costruzione dello spazio di vita delle comunità, il contributo analizza alcune politiche urbane fortemente orientare a sconfiggere il fenomeno del non finito sardo attraverso incentivi economici per i proprietari delle costruzioni, sino a illustrare le opportunità offerte dai più recenti provvedimenti nazionali in materia di miglioramento del patrimonio edilizio esistente, secondo una approccio critico e propositivo, tendente a diffondere i principi della qualità architettonica e urbana nei centri della Sardegna e non solo.
2021
978-88-943862-2-6
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