La ricerca qui proposta si inserisce nell’ampio e controverso dibattito relativo alla tutela e alla valorizzazione del cosiddetto Young Heritage e, in particolar modo, del patrimonio militare dismesso del XX secolo. Esso, così come la ricca e articolata produzione architettonica del Novecento, è contraddistinto da una marcata eterogeneità che conduce a modalità di tutela e di intervento diversificate. A tal fine, è utile richiamare il regime di tutela monumentale introdotto recentemente sui manufatti della Prima Guerra Mondiale, riconosciuti pienamente come “testimonianze materiali di civiltà”. Diversamente, molteplici complessi architettonici si trovano in una dimensione di incertezza poiché, seppur rappresentino una testimonianza di un passato, esso è, tuttavia, ‘troppo’ recente, talvolta ‘scomodo’ o comunque ‘difficile’, risultando così ‘fuori’ dai limiti temporali e dalle sensibilità culturali necessarie a essere considerati beni da tutelare ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Anche i cosiddetti ‘Palazzi delle Istituzioni’, raramente incardinabili nella cosiddetta ‘architettura d'autore', stentano a vedere riconosciuto il diritto alla tutela. Per questo motivo, tale patrimonio, prevalentemente pubblico, è costantemente a rischio a causa del suo mancato riconoscimento culturale e, di conseguenza, risulta frequentemente sottoposto a interventi incongrui, di abbandono e, nel peggiore dei casi, di demolizione. In aggiunta, il patrimonio militare dismesso si ritrova molto spesso, in seguito alle sue caratteristiche intrinseche di inaccessibilità e di invalicabilità, esterno ai processi di trasformazione e di valorizzazione del territorio. Partendo da tali considerazioni, la ricerca qui proposta intende avviare una riflessione sulla tutela delle opere di difesa realizzate nel Novecento e favorire un dibattito, attraverso la disamina di casi studio, atto a innescare un processo di riconoscimento del valore storico-culturale di questo ampio patrimonio, auspicando in tal modo una tutela attiva, mediante percorsi di conoscenza, di conservazione, di valorizzazione, nonché di riuso, condivisi con le istituzioni pubbliche e gli enti di tutela.
Il riuso del patrimonio militare del Novecento tra riconoscimento, tutela e valorizzazione
Donatella Rita Fiorino
;Maria Serena Pirisino
2021-01-01
Abstract
La ricerca qui proposta si inserisce nell’ampio e controverso dibattito relativo alla tutela e alla valorizzazione del cosiddetto Young Heritage e, in particolar modo, del patrimonio militare dismesso del XX secolo. Esso, così come la ricca e articolata produzione architettonica del Novecento, è contraddistinto da una marcata eterogeneità che conduce a modalità di tutela e di intervento diversificate. A tal fine, è utile richiamare il regime di tutela monumentale introdotto recentemente sui manufatti della Prima Guerra Mondiale, riconosciuti pienamente come “testimonianze materiali di civiltà”. Diversamente, molteplici complessi architettonici si trovano in una dimensione di incertezza poiché, seppur rappresentino una testimonianza di un passato, esso è, tuttavia, ‘troppo’ recente, talvolta ‘scomodo’ o comunque ‘difficile’, risultando così ‘fuori’ dai limiti temporali e dalle sensibilità culturali necessarie a essere considerati beni da tutelare ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Anche i cosiddetti ‘Palazzi delle Istituzioni’, raramente incardinabili nella cosiddetta ‘architettura d'autore', stentano a vedere riconosciuto il diritto alla tutela. Per questo motivo, tale patrimonio, prevalentemente pubblico, è costantemente a rischio a causa del suo mancato riconoscimento culturale e, di conseguenza, risulta frequentemente sottoposto a interventi incongrui, di abbandono e, nel peggiore dei casi, di demolizione. In aggiunta, il patrimonio militare dismesso si ritrova molto spesso, in seguito alle sue caratteristiche intrinseche di inaccessibilità e di invalicabilità, esterno ai processi di trasformazione e di valorizzazione del territorio. Partendo da tali considerazioni, la ricerca qui proposta intende avviare una riflessione sulla tutela delle opere di difesa realizzate nel Novecento e favorire un dibattito, attraverso la disamina di casi studio, atto a innescare un processo di riconoscimento del valore storico-culturale di questo ampio patrimonio, auspicando in tal modo una tutela attiva, mediante percorsi di conoscenza, di conservazione, di valorizzazione, nonché di riuso, condivisi con le istituzioni pubbliche e gli enti di tutela.File | Dimensione | Formato | |
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