In modern linguistics it is common to analyse bahuvrīhis as derived from an endocentric compound to which a zero suffix applies (Whitney 1889:501-502; Kiparsky 1982a:139; Gillon 2008:2-3). All these descriptions owe something to the systematization handed down to us by the later pāṇinian tradition. By contrast, the present contribution highlights how, despite his extensive use of zero devices, Pāṇini himself does not adopt any of them to explain bahuvrīhis. This study attempts to recover Pāṇini’s original handling of compound analysis, namely the fact that he does not focus on the head, but rather on the so-called upasarjana constituent, characterized in the source-phrase by a frozen case ending expressing the syntactic relation with another constituent of the compound. A frozen syntactic relation is furthermore established between one of the constituents and the denotatum of the whole compound, and is reflected in the case ending of the pronoun used (in the traditional analysis) to signify this relation. It is exclusively the syntactic meaning conveyed by this case ending that is assumed to explain the final meaning of the bahuvrīhi. Such an analysis scales back the importance of the endo- vs. exocentric polarity in the classification of typologies in compounding, in line with some quite recent achievement of contemporary linguistics (Scalise-Bisetto 2009: 45).

Nella linguistica moderna è comune analizzare il bahuvrīhi come derivato da un composto endocentrico a cui si applica un suffisso zero (Whitney 1889:501-502; Kiparsky 1982a:139; Gillon 2008:2-3). Tutte queste descrizioni devono qualcosa alla sistematizzazione tramandataci dalla successiva tradizione pāṇiniana. Al contrario, il presente contributo mette in evidenza come, nonostante l'ampio uso dello zero, Pāṇini stesso non ricorra ad esso per spiegare il bahuvrīhi. Questo studio cerca di recuperare la gestione originale di Pāṇini nell'analisi dei composti, ovvero il fatto che non si concentra sulla testa, ma piuttosto sul cosiddetto costituente upasarjana, caratterizzato nella frase di partenza da una desinenza di caso congelata che esprime la relazione sintattica con un altro costituente del composto. un altro costituente del composto. Una relazione sintattica congelata si stabilisce inoltre tra uno dei costituenti e il denotato dell'intero composto, e si riflette nella desinenza di caso del pronome usato (nell'analisi tradizionale) per significare questa relazione. È esclusivamente il significato sintattico veicolato da questa desinenza di caso che si assume per spiegare il significato finale del bahuvrīhi. Tale analisi ridimensiona l'importanza della polarità endo- vs. esocentrica nella classificazione delle tipologie di composto, in linea con alcuni risultati abbastanza recenti della linguistica contemporanea (Scalise-Bisetto 2009: 45).

Dispensing with zero in the analysis of Sanskrit bahuvrīhi: resurfacing, testing and assessing Pāṇini’s model

Pontillo, Tiziana
2022-01-01

Abstract

In modern linguistics it is common to analyse bahuvrīhis as derived from an endocentric compound to which a zero suffix applies (Whitney 1889:501-502; Kiparsky 1982a:139; Gillon 2008:2-3). All these descriptions owe something to the systematization handed down to us by the later pāṇinian tradition. By contrast, the present contribution highlights how, despite his extensive use of zero devices, Pāṇini himself does not adopt any of them to explain bahuvrīhis. This study attempts to recover Pāṇini’s original handling of compound analysis, namely the fact that he does not focus on the head, but rather on the so-called upasarjana constituent, characterized in the source-phrase by a frozen case ending expressing the syntactic relation with another constituent of the compound. A frozen syntactic relation is furthermore established between one of the constituents and the denotatum of the whole compound, and is reflected in the case ending of the pronoun used (in the traditional analysis) to signify this relation. It is exclusively the syntactic meaning conveyed by this case ending that is assumed to explain the final meaning of the bahuvrīhi. Such an analysis scales back the importance of the endo- vs. exocentric polarity in the classification of typologies in compounding, in line with some quite recent achievement of contemporary linguistics (Scalise-Bisetto 2009: 45).
2022
Nella linguistica moderna è comune analizzare il bahuvrīhi come derivato da un composto endocentrico a cui si applica un suffisso zero (Whitney 1889:501-502; Kiparsky 1982a:139; Gillon 2008:2-3). Tutte queste descrizioni devono qualcosa alla sistematizzazione tramandataci dalla successiva tradizione pāṇiniana. Al contrario, il presente contributo mette in evidenza come, nonostante l'ampio uso dello zero, Pāṇini stesso non ricorra ad esso per spiegare il bahuvrīhi. Questo studio cerca di recuperare la gestione originale di Pāṇini nell'analisi dei composti, ovvero il fatto che non si concentra sulla testa, ma piuttosto sul cosiddetto costituente upasarjana, caratterizzato nella frase di partenza da una desinenza di caso congelata che esprime la relazione sintattica con un altro costituente del composto. un altro costituente del composto. Una relazione sintattica congelata si stabilisce inoltre tra uno dei costituenti e il denotato dell'intero composto, e si riflette nella desinenza di caso del pronome usato (nell'analisi tradizionale) per significare questa relazione. È esclusivamente il significato sintattico veicolato da questa desinenza di caso che si assume per spiegare il significato finale del bahuvrīhi. Tale analisi ridimensiona l'importanza della polarità endo- vs. esocentrica nella classificazione delle tipologie di composto, in linea con alcuni risultati abbastanza recenti della linguistica contemporanea (Scalise-Bisetto 2009: 45).
Pāṇini; Zero in linguistics; Exocentric compounds
Pāṇini; Zero in linguistica; Composti esocentrici
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11584/328091
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