Dopo la caduta dell’impero coloniale italiano e del fascismo, il razzismo fu uf-ficialmente rifiutato dalla neonata Repubblica italiana. La Costituzione, entrata in vigore nel 1948, affermava che I cittadini sarebbero stati considerati uguali di fronte alla legge “senza distinzione di razza”. Questo rifiuto non fu però accompagnato da un dibattito pubblico sull’impatto e le conseguenze della legislazione razzista e antisemita del fascismo, né sul ruolo degli italiani nel portare avanti pratiche discri-minatorie. Al contrario, nel dopoguerra si radicò la narrazione del “buon italiano”, descritto come non razzista né violento. L’articolo dimostra come il razzismo non sparì, però, dal dibattito del dopoguerra: l’analisi degli interventi dei giornalisti e delle lettere dei lettori pubblicate tra il 1950 e la metà degli anni Sessanta da alcune delle riviste illustrate più popolari mostra come giornalisti e lettori affrontarono la questione dell’antisemitismo e del razzismo contro le persone nere, insieme alla questione della formazione di società multiculturali in Italia e all’estero. Da una parte, l’articolo mette in evidenza le continuità e le rotture nell’approcciare i temi dell’identità e della alterità tra periodo prebellico e Repubblica; dall’altra analizza i meccanismi discorsivi attraverso cui si è affermata, anche sui media, l’idea che gli italiani non fossero razzisti
Discorsi sul razzismo. Nerezza e antisemitismo nella corrispondenza coi lettori dei rotocalchi italiani (1950-1965)
valeria deplano
2021-01-01
Abstract
Dopo la caduta dell’impero coloniale italiano e del fascismo, il razzismo fu uf-ficialmente rifiutato dalla neonata Repubblica italiana. La Costituzione, entrata in vigore nel 1948, affermava che I cittadini sarebbero stati considerati uguali di fronte alla legge “senza distinzione di razza”. Questo rifiuto non fu però accompagnato da un dibattito pubblico sull’impatto e le conseguenze della legislazione razzista e antisemita del fascismo, né sul ruolo degli italiani nel portare avanti pratiche discri-minatorie. Al contrario, nel dopoguerra si radicò la narrazione del “buon italiano”, descritto come non razzista né violento. L’articolo dimostra come il razzismo non sparì, però, dal dibattito del dopoguerra: l’analisi degli interventi dei giornalisti e delle lettere dei lettori pubblicate tra il 1950 e la metà degli anni Sessanta da alcune delle riviste illustrate più popolari mostra come giornalisti e lettori affrontarono la questione dell’antisemitismo e del razzismo contro le persone nere, insieme alla questione della formazione di società multiculturali in Italia e all’estero. Da una parte, l’articolo mette in evidenza le continuità e le rotture nell’approcciare i temi dell’identità e della alterità tra periodo prebellico e Repubblica; dall’altra analizza i meccanismi discorsivi attraverso cui si è affermata, anche sui media, l’idea che gli italiani non fossero razzistiFile | Dimensione | Formato | |
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