Il saggio commenta la normativa italiana sull'impugnazione del lodo del lavoro (art. 412-bis c.p.c.). A differenza di quanto fatto nell'articolo del 2000 sullo stesso tema, l'Autrice analizza la questione dal punto di vista della distinzione classica tra l'arbitrato rituale e quello irrituale. In particolare, prende in considerazione le difficoltà di qualificazione della fattispecie tipica del diritto del lavoro nell'uno o nell'altro senso. Successivamente propone una lettura della questione, la stessa alla quale è pervenuta nel 2000, dedicandole, però, un solo paragrafo, nel quale non solo analizza le soluzioni dottrinali alternative che partono dal presupposto dell'irritualità dell'arbitrato del lavoro, ma mette in evidenza come, a tre anni di distanza dalla prima analisi della questione, la conclusione abbia trovato pieno riscontro in numerosi accordi interconfederali e CCNL che si occupano dell'istituto. Successivamente, e diversamente da quanto fatto nel lavoro del 2000, individua tutta una serie di aspetti procedurali a sostegno della medesima opinione, che desume anche da un parallelo con la normativa in tema di arbitrato rituale (artt. 806 ss. c.p.c.). Sulla base di tali ultime argomentazioni di carattere procedurale, avanza dubbi riguardo alla qualificazione dell'arbitrato del lavoro come irrituale. Infine, esamina le teorie, specialmente di matrice processual-civilistica, le quali, escludendo che l'arbitrato del lavoro sia irrituale, lo considerano come un "ibrido" o, ancor meglio, come una species del genus "arbitrato rituale".
El arbitraje en Italia: el problema de la impugnación del laudo arbitral
Dessì, Ombretta
2003-01-01
Abstract
Il saggio commenta la normativa italiana sull'impugnazione del lodo del lavoro (art. 412-bis c.p.c.). A differenza di quanto fatto nell'articolo del 2000 sullo stesso tema, l'Autrice analizza la questione dal punto di vista della distinzione classica tra l'arbitrato rituale e quello irrituale. In particolare, prende in considerazione le difficoltà di qualificazione della fattispecie tipica del diritto del lavoro nell'uno o nell'altro senso. Successivamente propone una lettura della questione, la stessa alla quale è pervenuta nel 2000, dedicandole, però, un solo paragrafo, nel quale non solo analizza le soluzioni dottrinali alternative che partono dal presupposto dell'irritualità dell'arbitrato del lavoro, ma mette in evidenza come, a tre anni di distanza dalla prima analisi della questione, la conclusione abbia trovato pieno riscontro in numerosi accordi interconfederali e CCNL che si occupano dell'istituto. Successivamente, e diversamente da quanto fatto nel lavoro del 2000, individua tutta una serie di aspetti procedurali a sostegno della medesima opinione, che desume anche da un parallelo con la normativa in tema di arbitrato rituale (artt. 806 ss. c.p.c.). Sulla base di tali ultime argomentazioni di carattere procedurale, avanza dubbi riguardo alla qualificazione dell'arbitrato del lavoro come irrituale. Infine, esamina le teorie, specialmente di matrice processual-civilistica, le quali, escludendo che l'arbitrato del lavoro sia irrituale, lo considerano come un "ibrido" o, ancor meglio, come una species del genus "arbitrato rituale".File | Dimensione | Formato | |
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