Anche se i primi esempi di associazioni libere di cittadini per lo sfruttamento delle risorse energetiche locali risalgono alla fine del diciannovesimo secolo, è con la direttiva UE 2018/2001 Red II che il concetto di comunità di energia rinnovabile viene introdotto per il primo tempo. È un'associazione di cittadini ordinari, attività commerciali, amministrazioni pubbliche, piccole e medie imprese, mirate alla produzione e alla massimizzazione dell'uso dell'energia prodotta in loco. Accanto agli aspetti sociali (maggiore indipendenza energetica, consapevolezza delle questioni ambientali) e ambientali (promozione di energia rinnovabile e riduzione delle emissioni di CO2) nel sito di produzione e quindi riducendo i carichi di sovrapproduzione sulla rete di trasmissione. In questo documento, gli autori analizzano in dettaglio gli aspetti regolatori e le soluzioni tecnologiche che contribuiscono alla diffusione di queste comunità a livello nazionale, anche alla luce della recente risoluzione di Arera per una diffusa auto-consapevolezza. Saranno discusse le questioni critiche associate alla loro attuazione nell'area svantaggiata in termini di densità di popolazione. Il caso di studio del comune di Osidda in Sardegna sarà presentato, in cui la fornitura di servizi sociali e il raggiungimento dell'indipendenza energetica rappresentano gli strumenti per combattere il rapido spopolamento subiti negli ultimi anni. Il modello sviluppato dagli autori inizia da un'attenta raccolta iniziale di dati, volto a superare i problemi di misurazione e stima del consumo di energia di utenti molto diversi (residenziali e pubblici), identificando le possibili soluzioni in grado di massimizzare l'energia condivisa prodotta da RES , all'interno dei REC e di conseguenza il ritorno economico collegato agli incentivi economici nazionali.
The maximization of shared energy in RECs in disadvantaged areas in terms of population density: the case study of Osidda in Sardinia
Valeria Angioi;Giulia Leoni;Andrea Frattolillo;C. C. Mastino
;R. Baccoli;R. Ricciu;Valentina Pintus;D. Fiorino;Piermario Brundu
2023-01-01
Abstract
Anche se i primi esempi di associazioni libere di cittadini per lo sfruttamento delle risorse energetiche locali risalgono alla fine del diciannovesimo secolo, è con la direttiva UE 2018/2001 Red II che il concetto di comunità di energia rinnovabile viene introdotto per il primo tempo. È un'associazione di cittadini ordinari, attività commerciali, amministrazioni pubbliche, piccole e medie imprese, mirate alla produzione e alla massimizzazione dell'uso dell'energia prodotta in loco. Accanto agli aspetti sociali (maggiore indipendenza energetica, consapevolezza delle questioni ambientali) e ambientali (promozione di energia rinnovabile e riduzione delle emissioni di CO2) nel sito di produzione e quindi riducendo i carichi di sovrapproduzione sulla rete di trasmissione. In questo documento, gli autori analizzano in dettaglio gli aspetti regolatori e le soluzioni tecnologiche che contribuiscono alla diffusione di queste comunità a livello nazionale, anche alla luce della recente risoluzione di Arera per una diffusa auto-consapevolezza. Saranno discusse le questioni critiche associate alla loro attuazione nell'area svantaggiata in termini di densità di popolazione. Il caso di studio del comune di Osidda in Sardegna sarà presentato, in cui la fornitura di servizi sociali e il raggiungimento dell'indipendenza energetica rappresentano gli strumenti per combattere il rapido spopolamento subiti negli ultimi anni. Il modello sviluppato dagli autori inizia da un'attenta raccolta iniziale di dati, volto a superare i problemi di misurazione e stima del consumo di energia di utenti molto diversi (residenziali e pubblici), identificando le possibili soluzioni in grado di massimizzare l'energia condivisa prodotta da RES , all'interno dei REC e di conseguenza il ritorno economico collegato agli incentivi economici nazionali.File | Dimensione | Formato | |
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