The aim of the paper is to analyse the pollution damage on the sea and its current tripartition because of the functioning of its legal statute (the CLC, the law on the protection of the sea, or — in a residual way — the Environmental Code). Starting from an analysis of the CLC, we find uncertainties whether the definition of “pollution damage” can be sufficient to remedy the damages caused by the worst maritime incidents. Indeed, even though the liability is limited in respect of expenses reasonably incurred or sacrifices reasonably made by the owner, at the same time the environmental values are excluded because they cannot result in a precise financial loss. First of all, it opposes the polluter pays principle. The awareness of the polluter to refund the damages caused by him is the best deterrent action for the pollution. For this reason, the best forms of prevention are the unlimited liability mechanisms, according to article 21 of the Law on the protection of the sea and the Environmental Code.

Il presente lavoro analizza il danno da inquinamento dell’ambiente marino nella tripartizione cui oggi è soggetto in ragione dell’operatività o meno della normativa speciale che lo disciplina (la Civil Liability Convention - CLC, la legge sulla tutela del mare ovvero, residualmente, il Codice dell’ambiente). Partendo da una disamina dell’ambito della CLC, emergono dubbi se la definizione restrittiva di « danno da inquinamento» ivi contenuta sia sufficiente a riparare i danni conseguenti alle peggiori catastrofi marittime. Infatti, se da un lato la riparazione del danno è limitata al costo delle misure ragionevoli di ripristino, vengono al contempo escluse tutte le riparazioni di quei valori ambientali che non possono essere tradotte in precisi termini monetari. Ciò contrasterebbe innanzitutto col principio « chi inquina paga». La consapevolezza dell’inquinatore di dover risarcire i danni del proprio operato è uno dei più efficaci deterrenti dell’inquinamento. Per cui, appaiono maggiormente consoni quei meccanismi che prevedono una responsabilità illimitata, come nell’art. 21 della legge sulla tutela del mare e nel Codice dell’ambiente.

Il danno da inquinamento dell’ambiente marino

Onnis Cugia, Federico
2021-01-01

Abstract

The aim of the paper is to analyse the pollution damage on the sea and its current tripartition because of the functioning of its legal statute (the CLC, the law on the protection of the sea, or — in a residual way — the Environmental Code). Starting from an analysis of the CLC, we find uncertainties whether the definition of “pollution damage” can be sufficient to remedy the damages caused by the worst maritime incidents. Indeed, even though the liability is limited in respect of expenses reasonably incurred or sacrifices reasonably made by the owner, at the same time the environmental values are excluded because they cannot result in a precise financial loss. First of all, it opposes the polluter pays principle. The awareness of the polluter to refund the damages caused by him is the best deterrent action for the pollution. For this reason, the best forms of prevention are the unlimited liability mechanisms, according to article 21 of the Law on the protection of the sea and the Environmental Code.
2021
Il presente lavoro analizza il danno da inquinamento dell’ambiente marino nella tripartizione cui oggi è soggetto in ragione dell’operatività o meno della normativa speciale che lo disciplina (la Civil Liability Convention - CLC, la legge sulla tutela del mare ovvero, residualmente, il Codice dell’ambiente). Partendo da una disamina dell’ambito della CLC, emergono dubbi se la definizione restrittiva di « danno da inquinamento» ivi contenuta sia sufficiente a riparare i danni conseguenti alle peggiori catastrofi marittime. Infatti, se da un lato la riparazione del danno è limitata al costo delle misure ragionevoli di ripristino, vengono al contempo escluse tutte le riparazioni di quei valori ambientali che non possono essere tradotte in precisi termini monetari. Ciò contrasterebbe innanzitutto col principio « chi inquina paga». La consapevolezza dell’inquinatore di dover risarcire i danni del proprio operato è uno dei più efficaci deterrenti dell’inquinamento. Per cui, appaiono maggiormente consoni quei meccanismi che prevedono una responsabilità illimitata, come nell’art. 21 della legge sulla tutela del mare e nel Codice dell’ambiente.
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