The compatibility between the phenomenological method and the subject of the unconscious has long been called into question, not only by external critics but also by authors whose theoretical background had been shaped precisely by their confrontation with Husserl’s phenomenology. To date, the evolution of Husserlian philology, on the one hand, has notably softened such stance, testifying to how the father of phenomenology himself directly and repeatedly grappled with this problem. On the other hand, however, there seem to be intrinsic aspects to the notion of phenomenology as such that would lead to underestimate its potential, outright excluding concepts or entire realms of experience, such as that gathered under the title of the unconscious. In this article, we intend to revisit certain moments in Husserl's work from which it becomes clear that not only is phenomenology capable of addressing the problem of the unconscious, but above all it proves to be particularly effective in accounting for it, providing important methodological indications for its analytical framing. In the concluding section, we will finally touch upon some possible avenues for a phenomenological investigation of the unconscious, differentiated by the assumption of distinct exemplary phenomena as guiding thread (Leitfaden) of the analysis.

La compatibilità tra il metodo fenomenologico e il tema dell’inconscio è stata messa in dubbio per molto tempo, e ciò non solo da parte di critici esterni ma anche da autori il cui retroterra teoretico aveva preso forma proprio dal confronto con la fenomenologia di Husserl. Ad oggi, l’evoluzione della filologia husserliana da un lato ha ridimensionato profondamente la sanzione di una simile incompatibilità, testimoniando come il padre della fenomenologia stesso si fosse confrontato in prima persona e a più riprese con tale problema. Dall’altro lato, tuttavia, sembrano esservi aspetti intrinseci alla nozione di fenomenologia in quanto tale che porterebbero a sottostimarne il potenziale, escludendo tout court concetti o interi ambiti dell’esperienza, come appunto quello raccolto sotto il titolo di inconscio. Nel presente articolo intendiamo ripercorrere alcuni momenti dell’opera husserliana dai quali emerge come non solo la fenomenologia sia capace di affrontare il problema dell’inconscio, ma soprattutto come proprio essa si riveli particolarmente efficace nel renderne conto, fornendo importanti indicazioni metodologiche per un suo inquadramento analitico. Nella parte conclusiva, accenneremo infine ad alcune possibili vie per un’indagine fenomenologica dell’inconscio, differenziate dall’assunzione di fenomeni esemplari distinti come filo conduttore (Leitfaden) dell’analisi.

Il compito (im)possibile. Il problema dell’inconscio per la fenomenologia = The (im)possible Task. The Problem of the Unconscious for Phenomenology

Cristiano Vidali
2024-01-01

Abstract

The compatibility between the phenomenological method and the subject of the unconscious has long been called into question, not only by external critics but also by authors whose theoretical background had been shaped precisely by their confrontation with Husserl’s phenomenology. To date, the evolution of Husserlian philology, on the one hand, has notably softened such stance, testifying to how the father of phenomenology himself directly and repeatedly grappled with this problem. On the other hand, however, there seem to be intrinsic aspects to the notion of phenomenology as such that would lead to underestimate its potential, outright excluding concepts or entire realms of experience, such as that gathered under the title of the unconscious. In this article, we intend to revisit certain moments in Husserl's work from which it becomes clear that not only is phenomenology capable of addressing the problem of the unconscious, but above all it proves to be particularly effective in accounting for it, providing important methodological indications for its analytical framing. In the concluding section, we will finally touch upon some possible avenues for a phenomenological investigation of the unconscious, differentiated by the assumption of distinct exemplary phenomena as guiding thread (Leitfaden) of the analysis.
2024
La compatibilità tra il metodo fenomenologico e il tema dell’inconscio è stata messa in dubbio per molto tempo, e ciò non solo da parte di critici esterni ma anche da autori il cui retroterra teoretico aveva preso forma proprio dal confronto con la fenomenologia di Husserl. Ad oggi, l’evoluzione della filologia husserliana da un lato ha ridimensionato profondamente la sanzione di una simile incompatibilità, testimoniando come il padre della fenomenologia stesso si fosse confrontato in prima persona e a più riprese con tale problema. Dall’altro lato, tuttavia, sembrano esservi aspetti intrinseci alla nozione di fenomenologia in quanto tale che porterebbero a sottostimarne il potenziale, escludendo tout court concetti o interi ambiti dell’esperienza, come appunto quello raccolto sotto il titolo di inconscio. Nel presente articolo intendiamo ripercorrere alcuni momenti dell’opera husserliana dai quali emerge come non solo la fenomenologia sia capace di affrontare il problema dell’inconscio, ma soprattutto come proprio essa si riveli particolarmente efficace nel renderne conto, fornendo importanti indicazioni metodologiche per un suo inquadramento analitico. Nella parte conclusiva, accenneremo infine ad alcune possibili vie per un’indagine fenomenologica dell’inconscio, differenziate dall’assunzione di fenomeni esemplari distinti come filo conduttore (Leitfaden) dell’analisi.
Husserl; Unconscious; Phenomenology; Passivity
Husserl; Inconscio; Fenomenologia; Passività
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