Dopo aver ripercorso l’ascesa della sicurezza nella scala di valori costituzionali, il contributo analizza come la sicurezza è stata usata, in Italia, per limitare alcune pratiche religiose e culturali. Attraverso gli esempi delle restrizioni ai luoghi di culto in luoghi non ufficiali, e i limiti posti al porto del kirpan e al burqa, il lavoro si interroga se tali limiti, apposti in nome della sicurezza, non rischino, in realtà, di generare insicurezza secondo anche quanto osservato dalle linee guida Libertà di religione o convinzione e sicurezza, 2019 OSCE. Secondo tale documento, infatti, una cultura della discriminazione e del sospetto religioso incentiva l’insicurezza poiché spinge le minoranze a chiudersi in sé stesse sentendosi minacciate e non accolte dalla maggioranza. Il lavoro osserva che spesso i rischi alla sicurezza rilevati in pratiche religiose dallo stato italiano derivano dal fatto che le stesse non sono lette antropologicamente indossando le lenti culturali della minoranza: ad esempio, la lettura del kirpan come un coltello è fuorviante. Usando gli strumenti dell’antropologia il lavoro cerca di tradurre le pratiche religiose in un modo comprensibile dalla maggioranza e congruente con il loro reale significato antropologico. Nelle conclusioni, il lavoro propone un test religioso e culturale quale strumento di bilanciamento che possa guidare il giudice e il legislatore nel decidere se dare prevalenza ai diritti religiosi e culturali o alla sicurezza.
Sicurezza e diritti religiosi e culturali dei migranti. I casi dei luoghi di culto, del kirpan e del burqa.
ilenia ruggiu
2024-01-01
Abstract
Dopo aver ripercorso l’ascesa della sicurezza nella scala di valori costituzionali, il contributo analizza come la sicurezza è stata usata, in Italia, per limitare alcune pratiche religiose e culturali. Attraverso gli esempi delle restrizioni ai luoghi di culto in luoghi non ufficiali, e i limiti posti al porto del kirpan e al burqa, il lavoro si interroga se tali limiti, apposti in nome della sicurezza, non rischino, in realtà, di generare insicurezza secondo anche quanto osservato dalle linee guida Libertà di religione o convinzione e sicurezza, 2019 OSCE. Secondo tale documento, infatti, una cultura della discriminazione e del sospetto religioso incentiva l’insicurezza poiché spinge le minoranze a chiudersi in sé stesse sentendosi minacciate e non accolte dalla maggioranza. Il lavoro osserva che spesso i rischi alla sicurezza rilevati in pratiche religiose dallo stato italiano derivano dal fatto che le stesse non sono lette antropologicamente indossando le lenti culturali della minoranza: ad esempio, la lettura del kirpan come un coltello è fuorviante. Usando gli strumenti dell’antropologia il lavoro cerca di tradurre le pratiche religiose in un modo comprensibile dalla maggioranza e congruente con il loro reale significato antropologico. Nelle conclusioni, il lavoro propone un test religioso e culturale quale strumento di bilanciamento che possa guidare il giudice e il legislatore nel decidere se dare prevalenza ai diritti religiosi e culturali o alla sicurezza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.