The 19th century constitutes a moment of rebirth for the field of treatises, also thanks to the impulse given previously by the Enlightenment movement in restoring faith in a scientific organisation of knowledge, based on the possibility of defining general rules applicable to a multiplicity of concrete cases. At the same time, social and cultural changes sparked off a vibrant debate on the reorganisation of the detention system, with a transformation of the concept of punishment that also affected the places deputed to it. The prison compounds themselves, conceived to offer a synthesis of the "rule of art", become, in turn, the basis for norms and standards, constituting a support for the training of architects and engineers: the most successful solutions are mentioned by eminent theorists, while drawings and descriptions flow into publications of various kinds that, as they spread, collaborated in a process of proto-globalisation of design approaches to large public buildings. Starting from the recognition of these sources, the contribution investigates the instances that guided the design of prison architecture in programmatic terms and the pragmatic rules into which they were translated, in order to identify, on the one hand, the general paradigms, and on the other, the individual peculiarities generated by contextual contingencies.
Il contributo costruisce un percorso ragionato sulle diverse tipologie di fonti che hanno guidato l’edificazione delle carceri storiche. L’Ottocento costituisce un momento di rinascita per il genere della trattatistica, grazie anche all’impulso precedentemente dato dalla corrente illuminista nel rinnovare la fiducia in un’organizzazione scientifica del sapere, basata sulla possibilità di definire norme generali applicabili a una molteplicità di casi concreti. Parallelamente, profonde modificazioni sociali e culturali accendono un vivo dibattito sul riordino del sistema detentivo, con una trasformazione del concetto di pena che investe anche i luoghi a essa deputati. Gli stessi complessi carcerari, concepiti per offrire una sintesi della «regola d’arte», divengono, a loro volta, la base per norme e regolamenti, costituendo un supporto per la formazione di architetti e ingegneri: le soluzioni più riuscite vengono menzionate da illustri teorici, mentre disegni e descrizioni confluiscono in pubblicazioni di diversa natura che, diffondendosi, collaborano a un processo di proto-globalizzazione degli approcci progettuali alle grandi fabbriche pubbliche. Sebbene non tutti finalizzati alla formazione di studenti e tecnici, tali strumenti influenzano le scelte progettuali, coerentemente con le essenziali esigenze che la buona prigione deve soddisfare secondo i pensatori dell’epoca. Muovendo dalla ricognizione di queste fonti, il contributo si propone di indagare le istanze che hanno guidato in termini programmatici il progetto delle architetture detentive e le regole operative in cui esse si sono tradotte, al fine di identificare, da un lato, i paradigmi di carattere generale, dall’altro, le peculiarità individuali derivanti dalle contingenze contestuali. Infatti, se la letteratura manifesta una tendenza all’universale, attraverso la riduzione logica a categorie generali, i singoli episodi architettonici, nelle innumerevoli variazioni sul tema, evidenziano l’esistenza di spazi di libertà e modificazione di regole e modelli che il progettista può reinterpretare e adattare sulla base della propria sensibilità.
A regola d'arte. Rules and Models for the Prison Architecture between 18th and 19th Century
Francesca Musanti
;Claudia Pintor
2023-01-01
Abstract
The 19th century constitutes a moment of rebirth for the field of treatises, also thanks to the impulse given previously by the Enlightenment movement in restoring faith in a scientific organisation of knowledge, based on the possibility of defining general rules applicable to a multiplicity of concrete cases. At the same time, social and cultural changes sparked off a vibrant debate on the reorganisation of the detention system, with a transformation of the concept of punishment that also affected the places deputed to it. The prison compounds themselves, conceived to offer a synthesis of the "rule of art", become, in turn, the basis for norms and standards, constituting a support for the training of architects and engineers: the most successful solutions are mentioned by eminent theorists, while drawings and descriptions flow into publications of various kinds that, as they spread, collaborated in a process of proto-globalisation of design approaches to large public buildings. Starting from the recognition of these sources, the contribution investigates the instances that guided the design of prison architecture in programmatic terms and the pragmatic rules into which they were translated, in order to identify, on the one hand, the general paradigms, and on the other, the individual peculiarities generated by contextual contingencies.File | Dimensione | Formato | |
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F. MUSANTI, C. PINTOR, A regola d’arte. Istruzioni e modelli per l’architettura carceraria tra Settecento e Ottocento.pdf
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