The relationship between prison and city is intrinsically controversial, because the detention function is disinterested in establishing connections with its surroundings and seems to reverberate its repulsive character on the neighbouring space even after its decommissioning. The paper aims to construct an analyticalinterpretative support to interpret the relations between the prison and its surroundings, exploring their causes, mechanisms and possible design directions. The hypothesis is that the prison building spreads distorting effects on the areas at its margins, causing, in terms of forms and meanings, a character of "continuity in discontinuity" between contiguous but interrupted areas: the prison space, the perimeter wall and the internal open spaces. The paper also highlights historical reasons, critical issues and readings, analysing the sequence of areas of potential continuity, where the open spaces of detention offer themselves as unprecedented declination of areas for the community. Next, the ability of the prison to become a formal and relational matrix is explored starting from the architectural typology, thanks to which invariants emerge, the result of the interaction between location, the overall shape of the building and the prison space.This relationship is finally investigated on Sardinia's four historical prisons, in order to understand their dynamics and highlight specific configurations to imagine a renewed continuity.

La relazione tra carcere e città è intrinsecamente controversa, perché non solo la funzione detentiva è congenitamente disinteressata a realizzare rapporti con l’intorno, ma perché inoltre tale presenza sembra essere capace di distorcere lo spazio circostante, annientandone le forme d’uso, anche nei casi in cui la fondazione della fabbrica si colloca in presenza di consolidate o auspicate forme di fruizione collettive. Eppure, anche oggi che le carceri storiche hanno perso i loro significati d’uso originari – tanto più che, inglobate dalla crescita urbana, dominano lo spazio fisico delle città – esse sembrano permanere come monumentali e interrogative anomalie, mantenendo pressocché invariati i loro caratteri di introversione e isolamento che si esercitano, in forma particolarmente efficace e duratura, sugli spazi pubblici posti in stretta prossimità. In tale cornice, il contributo si pone l’obiettivo di costruire un appoggio analitico-interpretativo utile a comprendere le particolari relazioni che regolano il rapporto tra il carcere e gli ambiti che lo contornano, esplorandone ragioni, meccanismi e possibili direzioni per il progetto. L’ipotesi che si sostiene ed esplora è che il carcere storico sia un dispositivo capace di sprigionare i propri effetti distorsivi sullo spazio pubblico ai propri margini, esercitando una potenza generatrice di forme e significati che determinano un singolare carattere di continuità nella discontinuità che si dipana attraverso ambiti contigui ma interrotti: lo spazio peri-carcerario, il muro di cinta e gli spazi aperti pertinenziali interni al carcere. Il contributo muove dall’osservazione dei fenomeni che, genericamente, caratterizzano carcere e città, evidenziandone cagioni storiche, criticità e letture. In seguito, la sequenza degli ambiti di potenziale continuità è analizzata combinando l’approccio fenomenologico con la lettura degli elementi costitutivi dell’immagine urbana, entro cui le aree pertinenziali detentive, con le loro singolarità tipologico-formali, si offrono come declinazione inedita di ambiti a disposizione della collettività. A seguire, la capacità del carcere di farsi matrice formale e relazionale dello spazio ai suoi bordi è esplorata attraverso il modo in cui tale rapporto oggi si configura, mutando al mutare della tipologia carceraria. Sebbene non si possa ravvisare una regola irriducibile che leghi la variante tipologica alla città, emergono dei caratteri costanti, che suggeriscono precise interazioni tra posizione, forma complessiva della fabbrica e spazio pericarcerario. Questa relazione è in seguito indagata, secondo una logica diacronica, sulle quattro fabbriche storiche sarde, al fine di comprenderne le dinamiche e gli effetti nel tempo e di evidenziare le specifiche configurazioni su cui immaginare una rinnovata continuità.

Around the Prison. Public Space between History and Design

Francesca Musanti
;
Francesco Pinna
;
Claudia Pintor
;
Piero Pochinu Carta
2023-01-01

Abstract

The relationship between prison and city is intrinsically controversial, because the detention function is disinterested in establishing connections with its surroundings and seems to reverberate its repulsive character on the neighbouring space even after its decommissioning. The paper aims to construct an analyticalinterpretative support to interpret the relations between the prison and its surroundings, exploring their causes, mechanisms and possible design directions. The hypothesis is that the prison building spreads distorting effects on the areas at its margins, causing, in terms of forms and meanings, a character of "continuity in discontinuity" between contiguous but interrupted areas: the prison space, the perimeter wall and the internal open spaces. The paper also highlights historical reasons, critical issues and readings, analysing the sequence of areas of potential continuity, where the open spaces of detention offer themselves as unprecedented declination of areas for the community. Next, the ability of the prison to become a formal and relational matrix is explored starting from the architectural typology, thanks to which invariants emerge, the result of the interaction between location, the overall shape of the building and the prison space.This relationship is finally investigated on Sardinia's four historical prisons, in order to understand their dynamics and highlight specific configurations to imagine a renewed continuity.
2023
La relazione tra carcere e città è intrinsecamente controversa, perché non solo la funzione detentiva è congenitamente disinteressata a realizzare rapporti con l’intorno, ma perché inoltre tale presenza sembra essere capace di distorcere lo spazio circostante, annientandone le forme d’uso, anche nei casi in cui la fondazione della fabbrica si colloca in presenza di consolidate o auspicate forme di fruizione collettive. Eppure, anche oggi che le carceri storiche hanno perso i loro significati d’uso originari – tanto più che, inglobate dalla crescita urbana, dominano lo spazio fisico delle città – esse sembrano permanere come monumentali e interrogative anomalie, mantenendo pressocché invariati i loro caratteri di introversione e isolamento che si esercitano, in forma particolarmente efficace e duratura, sugli spazi pubblici posti in stretta prossimità. In tale cornice, il contributo si pone l’obiettivo di costruire un appoggio analitico-interpretativo utile a comprendere le particolari relazioni che regolano il rapporto tra il carcere e gli ambiti che lo contornano, esplorandone ragioni, meccanismi e possibili direzioni per il progetto. L’ipotesi che si sostiene ed esplora è che il carcere storico sia un dispositivo capace di sprigionare i propri effetti distorsivi sullo spazio pubblico ai propri margini, esercitando una potenza generatrice di forme e significati che determinano un singolare carattere di continuità nella discontinuità che si dipana attraverso ambiti contigui ma interrotti: lo spazio peri-carcerario, il muro di cinta e gli spazi aperti pertinenziali interni al carcere. Il contributo muove dall’osservazione dei fenomeni che, genericamente, caratterizzano carcere e città, evidenziandone cagioni storiche, criticità e letture. In seguito, la sequenza degli ambiti di potenziale continuità è analizzata combinando l’approccio fenomenologico con la lettura degli elementi costitutivi dell’immagine urbana, entro cui le aree pertinenziali detentive, con le loro singolarità tipologico-formali, si offrono come declinazione inedita di ambiti a disposizione della collettività. A seguire, la capacità del carcere di farsi matrice formale e relazionale dello spazio ai suoi bordi è esplorata attraverso il modo in cui tale rapporto oggi si configura, mutando al mutare della tipologia carceraria. Sebbene non si possa ravvisare una regola irriducibile che leghi la variante tipologica alla città, emergono dei caratteri costanti, che suggeriscono precise interazioni tra posizione, forma complessiva della fabbrica e spazio pericarcerario. Questa relazione è in seguito indagata, secondo una logica diacronica, sulle quattro fabbriche storiche sarde, al fine di comprenderne le dinamiche e gli effetti nel tempo e di evidenziare le specifiche configurazioni su cui immaginare una rinnovata continuità.
Spazio Pubblico, Carcere, Tipi, Città
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F. MUSANTI, F. PINNA, C. PINTOR, P. POCHINU CARTA, Attorno al carcere. Lo spazio pubblico tra storia e progetto.pdf

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