Espressione di un rinnovato interesse per la cultura montana contemporanea (Camanni, 2018) il film Le otto montagne (2022) di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Paolo Cognetti edito da Einaudi nel 2016. A entrambi i lavori non sono mancati importanti riconoscimenti: il romanzo di Cognetti ha vinto nel 2017 il Premio Strega ed è stato tradotto in 35 lingue, mentre la pellicola di Van Groeningen e Vandermeersch – una coproduzione italo-belga-franco-indiana – ha conquistato il premio della giuria al 75º Festival di Cannes e il David di Donatello come miglior film. Al centro delle complesse relazioni che intercorrono tra il romanzo e la sua trasposizione filmica è, ça va sans dire, la montagna intesa come luogo fisico e modus habitandi poliedrico, spazio vissuto carico di implicazioni materiali e connotazioni affettive e dotato di una propria raccontabilità, vale a dire di una capacità tutta particolare di ispirare racconti e narrazioni (Luchetta, 2019: 102). Quello delle terre alte è a tutti gli effetti un paesaggio complesso, stratificato e difficile, carico di storie di cui l’odierna civiltà urbana sembra interessarsi, ma delle quali non sa molto, vuoi perché ha preso a guardarlo in tempi tutto sommato molto recenti (“la maggior parte delle persone credono oggi che apprezzare la bellezza delle montagne sia un fatto universale, inscritto nella natura delle cose, come in quella della specie umana” scrive Augustin Berque; cfr. Berque, 2021: 62), vuoi perché continua a leggerlo attraverso una chiave di lettura che prevalentemente non si discosta quasi mai dalla mera fruizione ludico-sportiva.

Felix Van Groeningen, Charlotte Vandermeersch, Le otto montagne/Paolo Cognetti, Le otto montagne

Marcello Tanca
2023-01-01

Abstract

Espressione di un rinnovato interesse per la cultura montana contemporanea (Camanni, 2018) il film Le otto montagne (2022) di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Paolo Cognetti edito da Einaudi nel 2016. A entrambi i lavori non sono mancati importanti riconoscimenti: il romanzo di Cognetti ha vinto nel 2017 il Premio Strega ed è stato tradotto in 35 lingue, mentre la pellicola di Van Groeningen e Vandermeersch – una coproduzione italo-belga-franco-indiana – ha conquistato il premio della giuria al 75º Festival di Cannes e il David di Donatello come miglior film. Al centro delle complesse relazioni che intercorrono tra il romanzo e la sua trasposizione filmica è, ça va sans dire, la montagna intesa come luogo fisico e modus habitandi poliedrico, spazio vissuto carico di implicazioni materiali e connotazioni affettive e dotato di una propria raccontabilità, vale a dire di una capacità tutta particolare di ispirare racconti e narrazioni (Luchetta, 2019: 102). Quello delle terre alte è a tutti gli effetti un paesaggio complesso, stratificato e difficile, carico di storie di cui l’odierna civiltà urbana sembra interessarsi, ma delle quali non sa molto, vuoi perché ha preso a guardarlo in tempi tutto sommato molto recenti (“la maggior parte delle persone credono oggi che apprezzare la bellezza delle montagne sia un fatto universale, inscritto nella natura delle cose, come in quella della specie umana” scrive Augustin Berque; cfr. Berque, 2021: 62), vuoi perché continua a leggerlo attraverso una chiave di lettura che prevalentemente non si discosta quasi mai dalla mera fruizione ludico-sportiva.
2023
Cinema; Letteratura; Paolo Cognetti; Le otto montagne; Montagna; Fiction; Geografia;
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Descrizione: Confronto tra versione romanzesca e film
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