I cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi 100 anni, ma soprattutto l’avvento dei “fast food”, hanno portato ad una esplosione dell’obesità. L’OMS ha stimato nel 2005 la presenza di circa 400 milioni di obesi in tutto il mondo e che in alcuni Paesi, tra i quali l’Inghilterra e gli USA, i tassi di obesità siano più che raddoppiati negli ultimi 25 anni.. È ben nota la relazione che intercorre sia tra obesità e morte precoce, sia tra obesità e tutta una serie di patologie metaboliche, cardiovascolari e alcuni tipi di tumore ed un aumento del 30% della mortalità complessiva, (negli Stati Uniti circa 300000 decessi/anno per patologie legate all’obesità). Nell’ultimo decennio si è verificato un significativo incremento nel numero di persone che ricorrono ad interventi di chirurgia bariatrica che costituisce, al momento attuale, l’unico trattamento in grado di produrre una duratura e significativa perdita di peso. Questa diffusione della chirurgia bariatrica ha fatto emergere il tema del trattamento “estetico” post-chirurgico al punto tale da portare allo sviluppo di una vera e propria sottospecializzazione della chirurgia bariatrica, definita da alcuni Autori come “chirurgia bariplastica”, che nasce dalla necessità di ovviare ai risultati devastanti che la chirurgia bariatrica spesso determina sull’aspetto corporeo, rappresentati principalmente da importante lassità e ridondanza cutanea, che rappresenta per il paziente anche motivo di spesso rilevanti problematiche di natura psicologica al punto che molti pazienti confessano di rimpiangere il proprio corpo così come era prima dell’intervento chirurgico bariatrico. In quest’ottica prende spunto la nostra riflessione su quelle che sono le divergenze nella concezione delle finalità di tali interventi, tra chirurgo bariatrico prima e chirurgo plastico successivamente e paziente. Infatti se da un lato i professionisti della salute attribuiscono a tali procedure chirurgiche una finalità quasi esclusivamente curativa, dall’altro i pazienti ripongono in questi interventi speranze di un miglioramento estetico che si rifletta positivamente sulla sfera personale e sociale. È in questo coacervo di situazioni cliniche e psicologiche che è possibile identificare tre scenari principali: interventi eseguiti esclusivamente con finalità estetica; interventi eseguiti unicamente per finalità funzionali (sia il tempo bariatrico che quello plastico); interventiarticolati in due fasi ben distinte e non necessariamente consequenziali: il trattamento bariatrico e, qualora il paziente lo desideri, un tempo estetico. Obiettivo del presente studio è fornire lo spunto per una riflessione in merito ai possibili risvolti in tema di responsabilità professionale con i quali si deve confrontare la figura del chirurgo impegnato in questo recente campo di applicazione della chirurgia plastica.

La chirurgia estetica post-bariatrica: nuovi o vecchi orizzonti della chirurgia plastica

DEMONTIS, ROBERTO;
2012-01-01

Abstract

I cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi 100 anni, ma soprattutto l’avvento dei “fast food”, hanno portato ad una esplosione dell’obesità. L’OMS ha stimato nel 2005 la presenza di circa 400 milioni di obesi in tutto il mondo e che in alcuni Paesi, tra i quali l’Inghilterra e gli USA, i tassi di obesità siano più che raddoppiati negli ultimi 25 anni.. È ben nota la relazione che intercorre sia tra obesità e morte precoce, sia tra obesità e tutta una serie di patologie metaboliche, cardiovascolari e alcuni tipi di tumore ed un aumento del 30% della mortalità complessiva, (negli Stati Uniti circa 300000 decessi/anno per patologie legate all’obesità). Nell’ultimo decennio si è verificato un significativo incremento nel numero di persone che ricorrono ad interventi di chirurgia bariatrica che costituisce, al momento attuale, l’unico trattamento in grado di produrre una duratura e significativa perdita di peso. Questa diffusione della chirurgia bariatrica ha fatto emergere il tema del trattamento “estetico” post-chirurgico al punto tale da portare allo sviluppo di una vera e propria sottospecializzazione della chirurgia bariatrica, definita da alcuni Autori come “chirurgia bariplastica”, che nasce dalla necessità di ovviare ai risultati devastanti che la chirurgia bariatrica spesso determina sull’aspetto corporeo, rappresentati principalmente da importante lassità e ridondanza cutanea, che rappresenta per il paziente anche motivo di spesso rilevanti problematiche di natura psicologica al punto che molti pazienti confessano di rimpiangere il proprio corpo così come era prima dell’intervento chirurgico bariatrico. In quest’ottica prende spunto la nostra riflessione su quelle che sono le divergenze nella concezione delle finalità di tali interventi, tra chirurgo bariatrico prima e chirurgo plastico successivamente e paziente. Infatti se da un lato i professionisti della salute attribuiscono a tali procedure chirurgiche una finalità quasi esclusivamente curativa, dall’altro i pazienti ripongono in questi interventi speranze di un miglioramento estetico che si rifletta positivamente sulla sfera personale e sociale. È in questo coacervo di situazioni cliniche e psicologiche che è possibile identificare tre scenari principali: interventi eseguiti esclusivamente con finalità estetica; interventi eseguiti unicamente per finalità funzionali (sia il tempo bariatrico che quello plastico); interventiarticolati in due fasi ben distinte e non necessariamente consequenziali: il trattamento bariatrico e, qualora il paziente lo desideri, un tempo estetico. Obiettivo del presente studio è fornire lo spunto per una riflessione in merito ai possibili risvolti in tema di responsabilità professionale con i quali si deve confrontare la figura del chirurgo impegnato in questo recente campo di applicazione della chirurgia plastica.
2012
chirurgia bariatrica, obesità, dimagrimento.
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