L’uomo è ente esistente e l’esistere è per lui il vissuto del continuo strappo da sé stesso, il sempre da capo sentirsi differente da sè e dagli altri. Egli in quanto Esser-ci, è apertura al mondo, si trova tra le cose del mondo, sperduto in esse ma occupato nella loro cura. Tutto ciò evidenzia come i vissuti (lo strappo, la sperdutezza), siono originari e segnalano l’essenziale paticità dell’umano. Ma sé l’ex-sisto è creazione di differenza ed avvertimento di essa l’uomo della tecnica, la quale tutto trasforma, e mentre trasforma consuma e in cui l’uomo stesso viene trasformato e consumato, ha reso l’uomo indifferente, incapace di vivere e percepire le differenze e così ha inaridito le fonti del sentire da cui origina il senso e ne ha leso l’essenza ontologica rendendolo incapace di prendersi ancora cura di sé stesso e del mondo.
Dall'esistenza come pathos della differenza al dominio dell’indifferenza. Il sentire e l’agire come luoghi del senso
FADDA, RITA
2015-01-01
Abstract
L’uomo è ente esistente e l’esistere è per lui il vissuto del continuo strappo da sé stesso, il sempre da capo sentirsi differente da sè e dagli altri. Egli in quanto Esser-ci, è apertura al mondo, si trova tra le cose del mondo, sperduto in esse ma occupato nella loro cura. Tutto ciò evidenzia come i vissuti (lo strappo, la sperdutezza), siono originari e segnalano l’essenziale paticità dell’umano. Ma sé l’ex-sisto è creazione di differenza ed avvertimento di essa l’uomo della tecnica, la quale tutto trasforma, e mentre trasforma consuma e in cui l’uomo stesso viene trasformato e consumato, ha reso l’uomo indifferente, incapace di vivere e percepire le differenze e così ha inaridito le fonti del sentire da cui origina il senso e ne ha leso l’essenza ontologica rendendolo incapace di prendersi ancora cura di sé stesso e del mondo.File | Dimensione | Formato | |
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