Angelo Omodeo (1876-1941), espressione di una dinamica borghesia delle professioni, nella brillante carriera di ingegnere si adoperò perché alla modernizzazione dell’Italia concorressero, nell’ambito di un «capitalismo organizzato» di marca europea, il mondo del lavoro, l’impresa privata e il capitale finanziario, la ricerca scientifica e tecnologica. Grazie ai numerosi lavori affidatigli, di cui il saggio propone una nuova lettura inquadrata nell'ambito della più generale attività dell'illustre scienziato e professionista, Omodeo si avventurò in missioni di studio, di progettazione e direzione, che, in Italia, ma anche all’estero, lo portarono a promuovere l’uso multisettoriale delle acque, a partire dalla progettazione di importanti opere d’ingegneria idraulica. Vicino ai principali esponenti del radicalriformismo italiano, per vent’anni fu amico di Turati con il quale concorse a rinnovare l’orientamento del Partito socialista, soprattutto in merito alla questione meridionale. Impegnato a favorire lo sviluppo del Sud Italia e delle isole, ritenne che la creazione di grandi invasi artificiali fosse essenziale non solo per migliorare le condizioni idrauliche dei territori, ma per svilupparne l’economia e risolverne il problema demografico, una volta eliminate la siccità e la malaria, cause precipue d’un millenario spopolamento. La sistemazione della montagna, la creazione di dighe, la rinascita produttiva di terre incolte e paludose, favorita dall’uso regolato delle acque raccolte nei laghi artificiali, la colonizzazione delle aree sottratte alla malaria, la destinazione dell’energia elettrica soprattutto alla crescita industriale, costituirono per lui gli elementi di un programma tecnico le cui rilevanti valenze politiche si sarebbero enucleate nel governo del territorio e delle sue risorse, sul piano fisico e sociale.
Acqua, architetto del progresso: Angelo Omodeo, idrologia e sviluppo
DI FELICE, MARIA LUISA
2015-01-01
Abstract
Angelo Omodeo (1876-1941), espressione di una dinamica borghesia delle professioni, nella brillante carriera di ingegnere si adoperò perché alla modernizzazione dell’Italia concorressero, nell’ambito di un «capitalismo organizzato» di marca europea, il mondo del lavoro, l’impresa privata e il capitale finanziario, la ricerca scientifica e tecnologica. Grazie ai numerosi lavori affidatigli, di cui il saggio propone una nuova lettura inquadrata nell'ambito della più generale attività dell'illustre scienziato e professionista, Omodeo si avventurò in missioni di studio, di progettazione e direzione, che, in Italia, ma anche all’estero, lo portarono a promuovere l’uso multisettoriale delle acque, a partire dalla progettazione di importanti opere d’ingegneria idraulica. Vicino ai principali esponenti del radicalriformismo italiano, per vent’anni fu amico di Turati con il quale concorse a rinnovare l’orientamento del Partito socialista, soprattutto in merito alla questione meridionale. Impegnato a favorire lo sviluppo del Sud Italia e delle isole, ritenne che la creazione di grandi invasi artificiali fosse essenziale non solo per migliorare le condizioni idrauliche dei territori, ma per svilupparne l’economia e risolverne il problema demografico, una volta eliminate la siccità e la malaria, cause precipue d’un millenario spopolamento. La sistemazione della montagna, la creazione di dighe, la rinascita produttiva di terre incolte e paludose, favorita dall’uso regolato delle acque raccolte nei laghi artificiali, la colonizzazione delle aree sottratte alla malaria, la destinazione dell’energia elettrica soprattutto alla crescita industriale, costituirono per lui gli elementi di un programma tecnico le cui rilevanti valenze politiche si sarebbero enucleate nel governo del territorio e delle sue risorse, sul piano fisico e sociale.File | Dimensione | Formato | |
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