Luce in periferia: rappresentazioni della Sardegna negli audiovisivi del fascismo, Stefano Pisu Oggetto del contributo sono le rappresentazioni cinematografiche della Sardegna offerte dai documentari e dai cinegiornali dell’Istituto Luce durante il fascismo. Nella produzione Luce l’autore riscontra una continua tensione fra le immagini di una Sardegna tradizionale - idillica ma anche arretrata - e quelle di un’isola più dinamica, che viene trasformata dal regime fascista e proiettata nella modernità. La diversità delle rappresentazioni del Luce è ascrivibile al generale cambiamento di priorità nell’agenda del potere, anche se non si può parlare di cesure nette. Per l’autore è tuttavia sensibile il passaggio dalla rappresentazione dominante degli aspetti folclorici e tradizionali - frutto anche della mitologia ruralista degli anni Venti, che concedeva visibilità all’esotismo locale delle periferie - al cambio di segno dalla seconda metà degli anni Trenta. L’Italia fascista, diventata una potenza imperiale e poi ufficialmente razzista, poteva rappresentare con il cinema la sua missione "civilizzatrice" anche negli spazi nazionali periferici, ancor più in quelle aree, come la Sardegna, oggetto già in età liberale di discorsi pseudoscientifici e discriminatori.
Luce in periferia: rappresentazioni della Sardegna negli audiovisivi del fascismo
PISU, STEFANO
2012-01-01
Abstract
Luce in periferia: rappresentazioni della Sardegna negli audiovisivi del fascismo, Stefano Pisu Oggetto del contributo sono le rappresentazioni cinematografiche della Sardegna offerte dai documentari e dai cinegiornali dell’Istituto Luce durante il fascismo. Nella produzione Luce l’autore riscontra una continua tensione fra le immagini di una Sardegna tradizionale - idillica ma anche arretrata - e quelle di un’isola più dinamica, che viene trasformata dal regime fascista e proiettata nella modernità. La diversità delle rappresentazioni del Luce è ascrivibile al generale cambiamento di priorità nell’agenda del potere, anche se non si può parlare di cesure nette. Per l’autore è tuttavia sensibile il passaggio dalla rappresentazione dominante degli aspetti folclorici e tradizionali - frutto anche della mitologia ruralista degli anni Venti, che concedeva visibilità all’esotismo locale delle periferie - al cambio di segno dalla seconda metà degli anni Trenta. L’Italia fascista, diventata una potenza imperiale e poi ufficialmente razzista, poteva rappresentare con il cinema la sua missione "civilizzatrice" anche negli spazi nazionali periferici, ancor più in quelle aree, come la Sardegna, oggetto già in età liberale di discorsi pseudoscientifici e discriminatori.File | Dimensione | Formato | |
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