Costruita sullo sperone nord del quartiere storico di Castello, la Cittadella dei Musei di Piero Gazzola e Libero Cecchini occupa una posizione di primo piano rispetto agli altri episodi di architettura realizzati a Cagliari nel dopoguerra. Si tratta di un intervento capace di interpretare le tematiche proprie del nuovo dibattito sul restauro che si sviluppano nel fermento italiano degli anni Cinquanta e Sessanta. E se il cantiere, cominciato nel 1965, quasi dieci anni dopo la stesura della prima proposta progettuale, si fosse concluso nei tempi inizialmente previsti piuttosto che nove anni dopo, sarebbe stato davvero difficile non riconoscere a quest’opera il suo approccio innovativo nell’esplorare la relazione tra l’infinita duttilità del cemento armato e la matericità della componente lapidea preesistente, l’inedita concezione di piani compenetranti e superfici materiche che disegnano gli spazi interni, la ricerca di un rapporto costante con la città e con il paesaggio anche attraverso l’inserto di improvvise visuali. La Cittadella comprende il Museo Archeologico e la Pinacoteca Nazionale, il Museo d’arte Siamese, il museo Etnografico (mai concluso), la sede dell’Istituto di Studi Sardi dell’Università di Cagliari, oltre alla Sala Mostre Temporanee. L’area di sedime accoglieva l’ex arsenale che, come emerge dai documenti e dalle foto storiche, si configurava come una sorta di cortina muraria sviluppata attorno ad una corte centrale. Fin dallo sgombero delle macerie affiorano elementi di antiche fortificazioni puniche e romane che trasformano il cantiere in un imponente scavo archeologico ed introducono un’ulteriore tematica, quella della “manipolabilità dei reperti”. Gazzola e Cecchini non suturano le ferite e gli stacchi, ma li arginano e li pongono in evidenza. L’obiettivo è isolare gli elementi al fine di porli sullo stesso piano a prescindere dalla loro posizione nella storia e annullare così l’“aura” che circonda. L’esito è uno spazio smemorato, antico e moderno ad un tempo.
La Cittadella dei Musei a Cagliari. La manipolazione dei reperti e l’innesto del nuovo
MONNI, GIUSEPPINA;SANJUST, PAOLO
2014-01-01
Abstract
Costruita sullo sperone nord del quartiere storico di Castello, la Cittadella dei Musei di Piero Gazzola e Libero Cecchini occupa una posizione di primo piano rispetto agli altri episodi di architettura realizzati a Cagliari nel dopoguerra. Si tratta di un intervento capace di interpretare le tematiche proprie del nuovo dibattito sul restauro che si sviluppano nel fermento italiano degli anni Cinquanta e Sessanta. E se il cantiere, cominciato nel 1965, quasi dieci anni dopo la stesura della prima proposta progettuale, si fosse concluso nei tempi inizialmente previsti piuttosto che nove anni dopo, sarebbe stato davvero difficile non riconoscere a quest’opera il suo approccio innovativo nell’esplorare la relazione tra l’infinita duttilità del cemento armato e la matericità della componente lapidea preesistente, l’inedita concezione di piani compenetranti e superfici materiche che disegnano gli spazi interni, la ricerca di un rapporto costante con la città e con il paesaggio anche attraverso l’inserto di improvvise visuali. La Cittadella comprende il Museo Archeologico e la Pinacoteca Nazionale, il Museo d’arte Siamese, il museo Etnografico (mai concluso), la sede dell’Istituto di Studi Sardi dell’Università di Cagliari, oltre alla Sala Mostre Temporanee. L’area di sedime accoglieva l’ex arsenale che, come emerge dai documenti e dalle foto storiche, si configurava come una sorta di cortina muraria sviluppata attorno ad una corte centrale. Fin dallo sgombero delle macerie affiorano elementi di antiche fortificazioni puniche e romane che trasformano il cantiere in un imponente scavo archeologico ed introducono un’ulteriore tematica, quella della “manipolabilità dei reperti”. Gazzola e Cecchini non suturano le ferite e gli stacchi, ma li arginano e li pongono in evidenza. L’obiettivo è isolare gli elementi al fine di porli sullo stesso piano a prescindere dalla loro posizione nella storia e annullare così l’“aura” che circonda. L’esito è uno spazio smemorato, antico e moderno ad un tempo.File | Dimensione | Formato | |
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