Obiettivo del presente contributo è analizzare la struttura di due noti romanzi sardi, Il figlio di Bakunìn di Sergio Atzeni e Gli arcipelaghi di Maria Giacobbe, caratterizzati da una narrazione in prima persona, e dimostrare come il materiale narrativo è riorganizzato e riplasmato nelle trasposizioni cinematografiche, dirette rispettivamente da Gianfranco Cabiddu (1997) e da Giovanni Columbu (2001). La locuzione impiegata per riferirsi ai film è quella di traduzione intersemiotica, che riprende la terminologia del linguista Roman Jakobson. In questo modo, si vogliono mettere in evidenza l’intento dei registi di ricreare i fili narrativi dei romanzi e la volontà di riproporre, reintepretandoli, i punti di vista di ciascun personaggio. In un secondo momento, l’attenzione sarà rivolta alle scelte linguistiche adottate nei romanzi e nei film.
"GLI ARCIPELAGHI" E "IL FIGLIO DI BAKUNÌN": L'IO NARRANTE TRA LETTERATURA E CINEMA
MEREU, MYRIAM
2012-01-01
Abstract
Obiettivo del presente contributo è analizzare la struttura di due noti romanzi sardi, Il figlio di Bakunìn di Sergio Atzeni e Gli arcipelaghi di Maria Giacobbe, caratterizzati da una narrazione in prima persona, e dimostrare come il materiale narrativo è riorganizzato e riplasmato nelle trasposizioni cinematografiche, dirette rispettivamente da Gianfranco Cabiddu (1997) e da Giovanni Columbu (2001). La locuzione impiegata per riferirsi ai film è quella di traduzione intersemiotica, che riprende la terminologia del linguista Roman Jakobson. In questo modo, si vogliono mettere in evidenza l’intento dei registi di ricreare i fili narrativi dei romanzi e la volontà di riproporre, reintepretandoli, i punti di vista di ciascun personaggio. In un secondo momento, l’attenzione sarà rivolta alle scelte linguistiche adottate nei romanzi e nei film.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.