Il contributo propone una panoramica ragionata di studi che esaminano le molteplici forme di scrittura praticata negli ambienti religiosi femminili in una visuale storico- e sociolinguistica. A partire dalla riflessione teorica circa il rapporto tra linguaggio e genere, e dalle relative implicazioni riguardo ai processi di educazione femminile, l'articolo passa in rassegna la letteratura sull'argomento incrociando criteri diacronici (la distinzione tra mistiche "scritte" e mistiche "scriventi", e più in generale quella tra monaca ancien régime e suora), diatopici (attenzione alle aree centrali, in particolare Roma e la Toscana, e nel contempo a quelle "periferiche", come la Sardegna) e diafasici (in primis quella tra tipologie testuali spirituali e testi "profani"). L'excursus muove dalle ricognizioni relative alla fase antica, dominata dall'attenzione ai testi cateriniani e alla produzione monastica in volgare tra XV e XVII (specialmente quella degli scriptoria del movimento dell'Osservanza umbra e del periodo della Controriforma), mettendo in luce i diversi e graduati livelli di competenza scrittoria delle singole figure e la specificità dei generi testuali praticati all'interno dei recinti claustrali: lettere, diari spirituali, autobiografie mistiche, ma anche testi caratterizzati da una elaborazione collettiva, come racconti agiografici, trascrizioni di estasi, cronache monastiche. Segue il quadro delle indagini dedicate alle religiose attive tra la fine del Settecento e il XX secolo, quando la suora è fortemente impegnata in un apostolato sociale verso le classi più umili e nella promozione dell’essere umano mediante l’educazione e l’istruzione. In tale momento storico è maggiormente visibile l'azione emancipatrice della condizione monacale e le dinamiche di acculturazione derivanti dalle mansioni - pedagogiche e/o direttive - che le religiose (soprattutto se fondatrici di Congregazioni) furono chiamate a svolgere. In prospettiva generale il saggio sottolinea la rivalutazione delle scritture religiose femminili quali utili fonti documentarie per ricostruire le varie fasi della storia linguistica italiana e il ruolo acculturante, più volte ribadito dalle ricerche storiche e pedagogiche, che le istituzioni ecclesiali rivestirono per le donne, e di cui le produzioni di molte religiose rappresentano il risultato tangibile.
Storia della lingua italiana e religiosità femminile: una rassegna di studi
FRESU, RITA
2016-01-01
Abstract
Il contributo propone una panoramica ragionata di studi che esaminano le molteplici forme di scrittura praticata negli ambienti religiosi femminili in una visuale storico- e sociolinguistica. A partire dalla riflessione teorica circa il rapporto tra linguaggio e genere, e dalle relative implicazioni riguardo ai processi di educazione femminile, l'articolo passa in rassegna la letteratura sull'argomento incrociando criteri diacronici (la distinzione tra mistiche "scritte" e mistiche "scriventi", e più in generale quella tra monaca ancien régime e suora), diatopici (attenzione alle aree centrali, in particolare Roma e la Toscana, e nel contempo a quelle "periferiche", come la Sardegna) e diafasici (in primis quella tra tipologie testuali spirituali e testi "profani"). L'excursus muove dalle ricognizioni relative alla fase antica, dominata dall'attenzione ai testi cateriniani e alla produzione monastica in volgare tra XV e XVII (specialmente quella degli scriptoria del movimento dell'Osservanza umbra e del periodo della Controriforma), mettendo in luce i diversi e graduati livelli di competenza scrittoria delle singole figure e la specificità dei generi testuali praticati all'interno dei recinti claustrali: lettere, diari spirituali, autobiografie mistiche, ma anche testi caratterizzati da una elaborazione collettiva, come racconti agiografici, trascrizioni di estasi, cronache monastiche. Segue il quadro delle indagini dedicate alle religiose attive tra la fine del Settecento e il XX secolo, quando la suora è fortemente impegnata in un apostolato sociale verso le classi più umili e nella promozione dell’essere umano mediante l’educazione e l’istruzione. In tale momento storico è maggiormente visibile l'azione emancipatrice della condizione monacale e le dinamiche di acculturazione derivanti dalle mansioni - pedagogiche e/o direttive - che le religiose (soprattutto se fondatrici di Congregazioni) furono chiamate a svolgere. In prospettiva generale il saggio sottolinea la rivalutazione delle scritture religiose femminili quali utili fonti documentarie per ricostruire le varie fasi della storia linguistica italiana e il ruolo acculturante, più volte ribadito dalle ricerche storiche e pedagogiche, che le istituzioni ecclesiali rivestirono per le donne, e di cui le produzioni di molte religiose rappresentano il risultato tangibile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.