4’33” John Cage’s work can be read as an attempt to desacrate the mindful listening of classical music by the elimination of the “sound” in a place programmatically aimed at removing the “noise”. The setting of life histories is conceived like a “place of silence”, in which technical tools and ethnographer’s skills contribute to reduce the background noises. However, in ethnography, “silence” can be read not only as absence of communication – although that could also be assumed as significant (Basso 1970) –, but as an aural field to explore, with its soundscapes and corporeal signals. Starting from Michael Herzfeld’s challenge (2006), who suggests to re-think the sensory ethnography in order to «resensitize» anthropology as a whole, this article proposes a tranche de vie of Giovanni, an elderly miner from Sardinia. The ethnographic description focuses on the voice of Giovanni, and the aural spectrum of the place and the bodies involved, recording them by a videocamera. The «silence full of noise» (Cage 1977: 221) that emerges during the “deferred listening” of the video allows to extend the thick description of Giovanni’s remembrance.

L’opera 4’33” di John Cage può essere letta come un tentativo di dissacrare lo spazio dell’ascolto attento della musica “colta” attraverso l’eliminazione del “suono” in un luogo in cui paradigmaticamente si punta a ridurre il “rumore”. Il setting delle storie di vita viene costruito come un luogo “del silenzio”, in cui la predisposizione tecnica e l’abilità dell’etnografo concorrono alla riduzione dei rumori di fondo e dei disturbi. Il silenzio in etnografia non può, tuttavia, essere letto soltanto come una assenza di comunicazione, per quanto “significativa” (Basso 1970), ma come un campo da esplorare anche uditivamente, che lascia emerge soundscapes e segnali corporei. A partire dalla sfida della sensory ethnography come contributo alla «risensibilizzazione» dell’antropologia (Herzfeld 2006) l’articolo presenta un frammento di storia di vita di Giovanni, anziano minatore sardo. La descrizione etnografica si concentra sulla voce di Giovanni e sull’intero spettro sonoro del luogo e dei corpi presenti, registrati tramite una videocamera. Il «silenzio pieno di rumore» (Cage 1977: 221) che emerge dall’“ascolto differito” del video consente di offrire una maggiore densità alla rammemorazione e al racconto di Giovanni.

Un silenzio pieno di rumori: Il contesto sonoro nella storia di vita di un minatore

Francesco Bachis
2017-01-01

Abstract

L’opera 4’33” di John Cage può essere letta come un tentativo di dissacrare lo spazio dell’ascolto attento della musica “colta” attraverso l’eliminazione del “suono” in un luogo in cui paradigmaticamente si punta a ridurre il “rumore”. Il setting delle storie di vita viene costruito come un luogo “del silenzio”, in cui la predisposizione tecnica e l’abilità dell’etnografo concorrono alla riduzione dei rumori di fondo e dei disturbi. Il silenzio in etnografia non può, tuttavia, essere letto soltanto come una assenza di comunicazione, per quanto “significativa” (Basso 1970), ma come un campo da esplorare anche uditivamente, che lascia emerge soundscapes e segnali corporei. A partire dalla sfida della sensory ethnography come contributo alla «risensibilizzazione» dell’antropologia (Herzfeld 2006) l’articolo presenta un frammento di storia di vita di Giovanni, anziano minatore sardo. La descrizione etnografica si concentra sulla voce di Giovanni e sull’intero spettro sonoro del luogo e dei corpi presenti, registrati tramite una videocamera. Il «silenzio pieno di rumore» (Cage 1977: 221) che emerge dall’“ascolto differito” del video consente di offrire una maggiore densità alla rammemorazione e al racconto di Giovanni.
2017
4’33” John Cage’s work can be read as an attempt to desacrate the mindful listening of classical music by the elimination of the “sound” in a place programmatically aimed at removing the “noise”. The setting of life histories is conceived like a “place of silence”, in which technical tools and ethnographer’s skills contribute to reduce the background noises. However, in ethnography, “silence” can be read not only as absence of communication – although that could also be assumed as significant (Basso 1970) –, but as an aural field to explore, with its soundscapes and corporeal signals. Starting from Michael Herzfeld’s challenge (2006), who suggests to re-think the sensory ethnography in order to «resensitize» anthropology as a whole, this article proposes a tranche de vie of Giovanni, an elderly miner from Sardinia. The ethnographic description focuses on the voice of Giovanni, and the aural spectrum of the place and the bodies involved, recording them by a videocamera. The «silence full of noise» (Cage 1977: 221) that emerges during the “deferred listening” of the video allows to extend the thick description of Giovanni’s remembrance.
Silence; Lifehistories; Mining; soundscapes; sardinia
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