The city tells of itself through its form, its spatial image and its ambiances, sensitive atmospheres and synthesis of the multiple perceptions produced by urban experience. And, on the other hand, the urban finds its significant identity through use and practices, stratified memories, individual and collective and in constant evolution. From this ancestral dialectical and representational relationship between human societies and urban spaces, emerge generative spatial configurations linked to the intense effects caused by the interaction between spaces, perceptions, places, memories, practices. The void (of meaning rather than in the plot) assumes, in this vision, a double interpretative key: on one side it is what allows us to embrace the sedimented matter with the senses, on the other it is interpreted as lack, absence of life and activities. But this is only apparent. Memory resists in the void, guards and resends, reveals itself to the watchful eye and it is capable of inducing renewed significations. The large abandoned urban complexes, and among them the prisons, contain a rich heritage of stories; they possess a memory, linked to experiences, facts, tales, suggestions. Induced by the evocation of some sensitive experiences, what follows is a multifocal narration of the Buoncammino prison in Cagliari and its surroundings, today a large apparent void waiting for new (or old) meanings.

La città narra sé stessa attraverso la sua costituzione fisica, la sua immagine spaziale e le sue ambiances, atmosfere sensibili e sintesi delle percezioni multiple che l’esperienza urbana produce. E, d’altra parte, l’urbano trova la sua identità significante attraverso l’uso e le pratiche, le memorie stratificate, individuali e collettive e in costante divenire. Da questo ancestrale rapporto dialettico e rappresentazionale tra società umane e spazi urbani, emergono configurazioni spaziali “generative”[1] legate agli intensi effetti determinati dall’interazione tra spazi, percezioni, luoghi, memorie, pratiche. Il vuoto (di senso più che nella trama costruita) assume, in questa visione, una doppia chiave interpretativa: da un lato è ciò che permette di cingere con i sensi la materia sedimentata, dall’altro si interpreta come mancanza, assenza di vita e di attività. Ma questo è solo apparente. La memoria resiste nel vuoto, custodisce e rinvia, si svela allo sguardo attento e si mostra capace di indurre rinnovate significazioni. Le grandi fabbriche urbane dismesse, e tra esse le carceri, racchiudono un patrimonio ricco di storie; possiedono una memoria, legata alle esperienze, ai fatti, ai racconti, alle suggestioni. Indotta dall’evocazione di alcune esperienze sensibili, ciò che segue è una narrazione multifocale del carcere cagliaritano di Buoncammino e del suo intorno, oggi grande vuoto apparente in attesa di nuovi (o vecchi) significati.

Memorie del vuoto apparente. Ambiance sguardi e percezioni dal carcere di Buoncammino a Cagliari

Memoli, Maurizio;Cois, Ester;Manca, Andrea
2023-01-01

Abstract

The city tells of itself through its form, its spatial image and its ambiances, sensitive atmospheres and synthesis of the multiple perceptions produced by urban experience. And, on the other hand, the urban finds its significant identity through use and practices, stratified memories, individual and collective and in constant evolution. From this ancestral dialectical and representational relationship between human societies and urban spaces, emerge generative spatial configurations linked to the intense effects caused by the interaction between spaces, perceptions, places, memories, practices. The void (of meaning rather than in the plot) assumes, in this vision, a double interpretative key: on one side it is what allows us to embrace the sedimented matter with the senses, on the other it is interpreted as lack, absence of life and activities. But this is only apparent. Memory resists in the void, guards and resends, reveals itself to the watchful eye and it is capable of inducing renewed significations. The large abandoned urban complexes, and among them the prisons, contain a rich heritage of stories; they possess a memory, linked to experiences, facts, tales, suggestions. Induced by the evocation of some sensitive experiences, what follows is a multifocal narration of the Buoncammino prison in Cagliari and its surroundings, today a large apparent void waiting for new (or old) meanings.
2023
La città narra sé stessa attraverso la sua costituzione fisica, la sua immagine spaziale e le sue ambiances, atmosfere sensibili e sintesi delle percezioni multiple che l’esperienza urbana produce. E, d’altra parte, l’urbano trova la sua identità significante attraverso l’uso e le pratiche, le memorie stratificate, individuali e collettive e in costante divenire. Da questo ancestrale rapporto dialettico e rappresentazionale tra società umane e spazi urbani, emergono configurazioni spaziali “generative”[1] legate agli intensi effetti determinati dall’interazione tra spazi, percezioni, luoghi, memorie, pratiche. Il vuoto (di senso più che nella trama costruita) assume, in questa visione, una doppia chiave interpretativa: da un lato è ciò che permette di cingere con i sensi la materia sedimentata, dall’altro si interpreta come mancanza, assenza di vita e di attività. Ma questo è solo apparente. La memoria resiste nel vuoto, custodisce e rinvia, si svela allo sguardo attento e si mostra capace di indurre rinnovate significazioni. Le grandi fabbriche urbane dismesse, e tra esse le carceri, racchiudono un patrimonio ricco di storie; possiedono una memoria, legata alle esperienze, ai fatti, ai racconti, alle suggestioni. Indotta dall’evocazione di alcune esperienze sensibili, ciò che segue è una narrazione multifocale del carcere cagliaritano di Buoncammino e del suo intorno, oggi grande vuoto apparente in attesa di nuovi (o vecchi) significati.
Vuoto; ambiances urbane; sguardi; percezioni; narrazioni
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11584/374923
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