A rereading of Salvatore Satta's masterpiece that highlights the narratologically discriminating strategies and turning points: the plane of intertextual relations, which humorously relates the great European History and the small stories of the Nuoro village in the late 19th and early 20th centuries; the path in which the author engages autobiographically: a catabasis with no possibility of anabasis; the construction of the characters, starting certainly with the contrast between Don Sebastiano and Donna Vincenza: but more generally, conforming in a sense to Dante's lesson, Satta preserves the originality of each individual figure. Of each character he exalts the individual affair, the dramatic and unrepeatable development. Salvatore Satta is their "ridiculous God" because, at the moment he arouses them and even eternalizes them by embodying them in Scripture, he ends their movement, the circle that imprisoned their existence. Scripture frees them from sin and the law; it is the judgment that is finally fulfilled.
Una rilettura del capolavoro di Salvatore Satta che mette in luce le strategie e gli snodi narratologicamente discriminanti: il piano delle "interferenze" intertestuali, il quale pone in relazione umoristicamente la grande Storia europea e le piccole storie del borgo nuorese tra fine Ottocento e inizio Novecento; il percorso in cui è autobiograficamente impegnato l’autore: una catabasi senza possibilità d’anabasi; la costruzione dei personaggi, a partire certo dalla contrapposizione fra Don Sebastiano e Donna Vincenza: ma più in generale, conformandosi in un certo senso alla lezione dantesca, Satta preserva l'originalità di ogni singola figura che, emergendo dalla comunità cui appartiene indissolubilmente, si affaccia ora sulla pagina. Di ciascun personaggio esalta la vicenda individuale, lo sviluppo drammatico e irripetibile. Salvatore Satta è il loro «Dio ridicolo» perché, mentre li suscita e perfino li eterna, incarnandoli nella scrittura, pone fine al loro movimento, al circolo che imprigionava la loro esistenza. La scrittura li libera dal peccato e dalla legge, è il giudizio che finalmente si compie.
Divagazioni intorno a un capolavoro della letteratura sarda: Il giorno del giudizio di Salvatore Satta
Andrea Cannas
2023-01-01
Abstract
Una rilettura del capolavoro di Salvatore Satta che mette in luce le strategie e gli snodi narratologicamente discriminanti: il piano delle "interferenze" intertestuali, il quale pone in relazione umoristicamente la grande Storia europea e le piccole storie del borgo nuorese tra fine Ottocento e inizio Novecento; il percorso in cui è autobiograficamente impegnato l’autore: una catabasi senza possibilità d’anabasi; la costruzione dei personaggi, a partire certo dalla contrapposizione fra Don Sebastiano e Donna Vincenza: ma più in generale, conformandosi in un certo senso alla lezione dantesca, Satta preserva l'originalità di ogni singola figura che, emergendo dalla comunità cui appartiene indissolubilmente, si affaccia ora sulla pagina. Di ciascun personaggio esalta la vicenda individuale, lo sviluppo drammatico e irripetibile. Salvatore Satta è il loro «Dio ridicolo» perché, mentre li suscita e perfino li eterna, incarnandoli nella scrittura, pone fine al loro movimento, al circolo che imprigionava la loro esistenza. La scrittura li libera dal peccato e dalla legge, è il giudizio che finalmente si compie.| File | Dimensione | Formato | |
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