Nella letteratura pedagogica sono numerosi gli elementi che suggeriscono vi sia un forte legame tra attività sportiva e formazione umana. Se assumiamo lo sport come un fenomeno ludico, nel senso attribuito al gioco da studiosi come Huizinga e Caillois, possiamo intravedere in esso quello stare in una dimensione altra rispetto alla vita normale che è la matrice della sperimentazione dell’alterazione del sé. Nello sport incontriamo l’altrove nel campo, nella pista, nella palestra, nella strada, i quali vengono caratterizzati durante la pratica sportiva da sistemi regolativi diversi e autonomi rispetto a quanti normano il funzionamento della vita quotidiana. Questo altrove richiama energicamente quello rinvenibile nei testi critici della letteratura per l’infanzia, anch’essa denotata dalla sospensione dal reale, alla quale è riconosciuta una forte valenza formativa, sia per il protagonista sia per il lettore. Questo articolo mette in rilievo la componente autobiografica della pratica sportiva, associando quest’ultima alla metafora del viaggio presente nella letteratura per l’infanzia. Perché l’attività fisica implica un viaggio. Esso può essere di lunga o di breve durata, ciclico (con una partenza e un ritorno) o continuo, quando lo sport e il giocare vanno a configurarsi come la modalità esistenziale di chi li pratica. Nel viaggio del protagonista di una storia o dello sportivo avviene uno scostamento dal reale, dall’ordinario, ovvero dal funzionamento della vita secondo le convenzioni sociali stabilite da chi e per chi non è dentro a quella forma di esperienza. Attraverso la comparazione col processo formativo che avviene nel rapporto lettore-narrazione, cercheremo di ricostruire, prescindendo in questa sede dagli aspetti inerenti allo sviluppo fisico, le modalità con le quali l’esperienza del sé-giocatore può incidere sulla forma del sé-persona.
Lo sport come la fiaba. Annotazioni pedagogiche sugli aspetti formativi dell’esperienza sportiva = Sport as a fairy tale. Pedagogical notes on the formative aspects of the sports experience
Andrea Spano
2025-01-01
Abstract
Nella letteratura pedagogica sono numerosi gli elementi che suggeriscono vi sia un forte legame tra attività sportiva e formazione umana. Se assumiamo lo sport come un fenomeno ludico, nel senso attribuito al gioco da studiosi come Huizinga e Caillois, possiamo intravedere in esso quello stare in una dimensione altra rispetto alla vita normale che è la matrice della sperimentazione dell’alterazione del sé. Nello sport incontriamo l’altrove nel campo, nella pista, nella palestra, nella strada, i quali vengono caratterizzati durante la pratica sportiva da sistemi regolativi diversi e autonomi rispetto a quanti normano il funzionamento della vita quotidiana. Questo altrove richiama energicamente quello rinvenibile nei testi critici della letteratura per l’infanzia, anch’essa denotata dalla sospensione dal reale, alla quale è riconosciuta una forte valenza formativa, sia per il protagonista sia per il lettore. Questo articolo mette in rilievo la componente autobiografica della pratica sportiva, associando quest’ultima alla metafora del viaggio presente nella letteratura per l’infanzia. Perché l’attività fisica implica un viaggio. Esso può essere di lunga o di breve durata, ciclico (con una partenza e un ritorno) o continuo, quando lo sport e il giocare vanno a configurarsi come la modalità esistenziale di chi li pratica. Nel viaggio del protagonista di una storia o dello sportivo avviene uno scostamento dal reale, dall’ordinario, ovvero dal funzionamento della vita secondo le convenzioni sociali stabilite da chi e per chi non è dentro a quella forma di esperienza. Attraverso la comparazione col processo formativo che avviene nel rapporto lettore-narrazione, cercheremo di ricostruire, prescindendo in questa sede dagli aspetti inerenti allo sviluppo fisico, le modalità con le quali l’esperienza del sé-giocatore può incidere sulla forma del sé-persona.| File | Dimensione | Formato | |
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